mercoledì 4 febbraio 2009

L’enigma della disposizione degli alberi abbattuti a Tunguska

Lo studio proposto vuole dare risalto, attraverso prove scientifiche, del fatto che l'esplosione avvenuta a Tunguska non è di tipo chimico, ma provocata da un plasma ad altissima energia. Tale affermazione concorderebbe con la teoria del macchinario alieno e con le testimonianze oculari che raccontano di sfere "abbaglianti come il sole" uscite dal terreno, dirette verso la zona del disastro.

Scrive Uvarov: "Quello che nel 1908 migliaia di persone videro in gran parte della Siberia era il loro volo, con il risultato che i testimoni dell'evento di Tunguska attribuirono l'intero fenomeno alla comparsa di una serie di fulmini globulari!"

N.V. Vasilyev nella sua ricerca "Il problema del meteorite di Tunguska oggi" tradotto con grande perizia dal consigliere di Galileo Dottoressa Ilaria Alfieri, descrive la foresta abbattuta dal corpo cosmico di Tunguska: "L' area di taiga devastata ha la forma di una farfalla schiacciata, l' epicentro (ossia il punto in cui l'onda d'urto raggiunse il suolo) giace vicino alla testa della farfalla. Intorno all' epicentro c'è la così detta "foresta di telegrafi", un area di 3-5 Km di diametro in cui la maggior parte degli alberi morti rimase ritta come pali del telegrafo con le chiome strappate. Al di fuori di questo spazio gli alberi sono completamente abbattuti".

Tuttavia la sistemazione delle piante a terra non è uniforme come si potrebbe pensare guardando la cartina, ma presenta delle irregolarità cioè, molti alberi, non sono adagiati a terra secondo la linea principale, ma deviano in altre direzioni. Queste discrepanza sembra essere sminuita dalla maggior parte dei ricercatori per diversi motivi che andremo a vedere, ciò nonostante è un fattore che gioca un ruolo fondamentale nella comprensione dell' enigma di Tunguska. Già nel 1938, Leonard kulik si cimentò nell' impresa di mappare la zona degli alberi abbattuti. Per fare questo scattò 1500 fotografie da un aereo al fine di individuare l'epicentro dell'esplosione, appoggiò per terra le istantanee, l' una a fianco dell' altra, nell'ordine in cui furono scattate, in seguito stese delle corde nella stessa direzione degli alberi abbattuti ottenendo così una cartina nella quale sono evidenziati due epicentri principali.

Ritenendo il metodo di kulik troppo rudimentale, negli anni sessanta e settanta i sovietici avevano fatto studi accurati sulla disposizione degli alberi abbattuti. In particolare un gruppo dell'università di Tomsk, guidata da Wilhelm Fast, aveva percorso a piedi l'intero territorio, 850 Km², cercando albero per albero, su un vasto campione di 140 mila esemplari che giacevano ancora al suolo, la direzione dalla quale proveniva l'onda d' urto.

Su questa rilevazione fu disegnata una cartina che mostrava un unico epicentro, la conferma definitiva arrivò da un esperimento di laboratorio nel quale veniva riprodotta, attraverso un modellino in scala della foresta e una carica che simulava l'esplosione del corpo cosmico, la caratteristica forma a farfalla schiacciata della zona del disastro. Per quanto riguarda la non regolarità delle piante abbattute, furono ignorate secondo un modello che afferma che a seconda di come una pianta è protetta dalle altre può anche non cadere parallelamente agli altri alberi. Grazie a queste considerazioni si ritenne che Tunguska fu la conseguenza dell' esplosione in quota di una cometa (secondo i sovietici) o un meteorite (secondo gli americani), che ha formato un unico epicentro. Un grosso errore di valutazione, perché le testimonianze delle persone parlavano di molte detonazioni e soprattutto di enormi globi luminosi che insieme al corpo cosmico esploso a Tunguska si dirigevano da diverse direzioni verso il punto della catastrofe. Tali dichiarazioni però vennero considerate frutto di superstizione o di ignoranza delle tribù locali, o ancora peggio ignorate perché troppo problematiche da spiegare…

A fare un po' di chiarezza sulla questione è stato Giuseppe Longo un ricercatore del CNR di Bologna esperto conoscitore di piante. Longo sostiene che il lavoro di Fast ( sostenitore dell' unico epicentro) è stato realizzato a sessant' anni dall'esplosione, troppo separato dall'evento. "Tutte le latifoglie cadute erano già marcite". Molti dei "pali telegrafici", commenta Longo, "erano caduti nelle direzioni più disparate ostacolando l' analisi, tant' è vero che Fast fu costretto a scartare dal suo modello tutti quei tronchi la cui posizione si differenziava troppo dalla media".

Secondo Longo il picco elevato di particelle ricavate da due alberi, collocati a grande distanza l' uno dall' altro, avvalora l'ipotesi che il meteorite poteva essersi diviso prima dell'esplosione generando più epicentri. (Se l'esplosione è avvenuta ad una certa quota la distribuzione delle particelle deve necessariamente essere uniforme all'interno della stessa area. Almeno che non si pensi all'esistenza di più epicentri).

Questi studi vennero pubblicati su "Planetary and Space Science" facendo rivalutare di fatto la mappa di Kulik.

Uno dei pochi ricercatori ad aver preso seriamente in considerazione l'anomala disposizione gli alberi abbattuti e la molteplicità degli epicentri è stato il geologo russo Ol' Khovatov. Nel suo studio "L'interpretazione tettonica dell'evento di Tunguska del 1908" pubblicato dall' Accademia Russa delle scienze Izvestia, riporta queste considerazioni: (la traduzione è eseguita dall'inglese con il programma Power Traslation 10.0 quindi non precisa come la precedente)

"L'investigazione particolareggiata della foresta caduta di Kulik condotta da vari ricercatori ha mostrato che ci sono deviazioni straordinarie della caduta di foresta dal modello radiale su tutta l'area. Le deviazioni sono più grandi ad Est dell'epicentro, specialmente nel settore Sud-Est". (Ol' Khovatov considera queste deviazioni come una conseguenza dell'impatto e non per sovrapposizione degli alberi come hanno goffamente tentato di far credere altri scienziati)



Cartina elaborata da Ol' Khovatov a sinistra è visibile la cresta Chuvar


Il lettore più attento si domanderà: per quale motivo gli alberi sono caduti a terra in maniera non omogenea? Ol' Khovatov, da una risposta sconcertante che è anche il cuore di questa ricerca: "La disposizione degli alberi attorno all'epicentro dell'esplosione, non suggerisce in alcun modo l' idea del violento impatto di un corpo celeste, bensì l'effetto vorticoso di un plasma di altissima energia: infatti questo effetto di vortice che avrebbe fatto letteralmente ruotare gli alberi – come di fatto si è verificato nell'area dopo l'esplosione – è molto maggiormente pronunciato nell'epicentro che non a 20 chilometri di distanza da esso. Invece, se la causa dell'esplosione fosse stata un corpo celeste si sarebbe dovuto osservare l'esatto contrario". Queste parole di Ol' Khovatov sono citate dall' astrofisico Massimo Teodorani nel suo ultimo libro "Sfere di luce. Grande mistero del pianeta e nuova frontiera della fisica".